Fitoplancton: Sciogliamo un po' di dubbi!

FAQ Fitoplancton: Sciogliamo un po' di dubbi!

Guida essenziale alle domande frequenti sull'uso, la coltivazione e i benefici del fitoplancton in acquariofilia.

 

Nel vostro fertilizzante dichiarate di utilizzare una formula proprietaria, ma recentemente ho scoperto che secondo il protocollo FAO (Food and Agricolture Organization) esistono solo due tipi di fertilizzante, e non sono possibili variazioni delle ricette.
Chi ha ragione?





Come precedentemente spiegato alla base dello sviluppo del nostro fertilizzante c’è la volontà di offrire un prodotto innovativo, per colmare il divario tra le esigenze nella coltivazione massiva di microalghe dell’acquacoltura industriale e quelle dell’acquariofilia di barriera.



Cominciamo con dire che non esiste un protocollo FAO.


Il manuale al quale probabilmente si fa erroneamente riferimento è il “Manual on the Production and Use of Live Food for Aquaculture” o “Guide To The Production Of Live Food Organisms”.

Nonostante la loro completezza e la bontà delle loro informazioni, si tratta di due documenti (del ’94 e dell’88 rispettivamente) dedicati interamente allo sviluppo dell’acquacoltura nei paesi emergenti.


Sono delle ottime basi per capire i fondamenti dell’allevamento di fito e zooplancton, ma rimangono comunque testi decisamente datati e di un livello che definirei non adeguato al nostro settore.


Basta comunque sfogliarli entrambi per notare immediatamente l’inconsistenza di questa affermazione. Proprio perché dedicati alla formazione di tecnici nei paesi in via di sviluppo, istruiscono anche all’impiego di fertilizzanti agricoli e stallatico, con una buona decina di ricette diverse, dati in chiaro.


Postiamo i link in quanto sono comunque ottimi manuali per chi volesse cominciare a cimentarsi nella coltura di fito e zooplancton.

https://www.fao.org/3/w3732e/w3732e06.htm#2.3.%20Algal%20production

https://www.fao.org/3/ab880e/ab880e00.htm



Da quello che ho letto anche i silicati sono fondamentali per la coltivazione delle microalghe.


È vero?

Nonostante numerosi microelementi potenzialmente nocivi (soprattutto quando in eccesso) siano fondamentali per il corretto sviluppo delle colture algali, l’aggiunta di silicati è utile (ed in quel caso assolutamente fondamentale) esclusivamente nel caso si stiano coltivando diatomee.

La frequente presenza di elevati livelli di silicati (e generalmente metalli come Zinco e Rame) all’interno delle colture è dovuta anche al fatto che vengano ancora oggi utilizzati per la coltivazione media inadeguati e non sviluppati per il settore.



 

Coltivo da solo il Synecho mix, generalmente faccio depositare le cellule sul fondo e uso solo la parte di “concentrato”.

L’acqua rimasta la riutilizzo sempre per le colture successive. Faccio bene?


No, è sconsigliabile, principalmente per due motivi:


Ti privi di tutte quelle molecole bioattive disciolte prodotte dalle alghe (guerra chimica e competizione tra microalghe, antimicrobici e antivirali, esopolisaccaridi, etc.).


Riutilizzare la stessa acqua di coltura provoca sbilanciamenti ed accumuli degli ioni non assorbiti, in  particolare quando si utilizzano fertilizzanti inadeguati allo scopo.

Nel caso non si utilizzi un fertilizzante adeguato o non si provveda a rispettare i corretti tempi di sospensione e raccolta, è tipico ritrovare residui di rame, zinco, silicati e di qualsiasi altro ione non sia stato assorbito dalle cellule e trasformato in biomassa algale.


Inoltre l’accumulo di cataboliti algali e la contaminazione batterica generalmente causano rallentamenti nella produzione e scompensi batterici, sia in coltura che al dosaggio nel sistema. 
Nel caso stia dosando da lungo tempo fitoplancton coltivato nella stessa acqua, consigliamo di eseguire una ICP in vasca alla ricerca di contaminanti metallici.



Mi hanno detto che il fito vivo muore in vasca e non serve a niente, che è meglio il fito concentrato.


È vero?



Troviamo incomprensibile e reazionario ostinarsi, per vent’anni, in una crociata contro le microalghe, nonostante il loro impiego ed il loro potenziale sia ormai più che noto e ampiamente riconosciuto.


Lo scopo del dosaggio di fitoplancton vivo va molto oltre la funzione alimentare, è un dato ormai più che conclamato e ampiamente verificabile.

Molto spesso ne viene consigliato il dosaggio con lo scopo di riequilibrare un sistema sbilanciato, come coadiuvante durante un trattamento, o per lottare contro una proliferazione algale/batterica.


Il suo impiego nello svezzamento larvale con la tecnica dell’acqua verde ha permesso avanzate maggiori sia nel settore dell’acquacoltura che in quello dell’acquariofilia


Per rispondere alla domanda dipende per quale scopo lo si vuole utilizzare, si tratta di due prodotti totalmente diversi.

Se l’obiettivo è prettamente alimentare, se si vuole fare “fine tuning” alzando i fosfati o se si vuole semplicemente sporcare il sistema, i concentrati sono molto più performanti.


Se lo scopo invece è equilibrare e fornire un supporto al sistema, aumentare biodiversità, competizione e lotta biologica, le colture vive (non trattate chimicamente o meccanicamente) sono in assoluto la scelta migliore.




 

Perché non parlate mai di Spirulina? E di Nanno?



Per quanto riguarda la Nannochloropsis, nonostante abbia un ruolo in acquacoltura professionale, se non ne parliamo (e non la coltiviamo) è per svariati motivi ma principalmente perché:

  • Non la consideriamo (da un punto di vista nutrizionale) paragonabile alle numerose altre specie coltivabili.
  • La taglia delle cellule è davvero troppo ridotta.
  • Resiste anche con presenza di contaminanti, eccessi di nutrienti o parametri colturali inadeguati.

La sua eccessiva stabilità (e semplicità) di coltura fa sì che risulti molto spesso un prodotto di scarsa qualità.



Per quanto riguarda la Spirulina, il cui ruolo in acquacoltura è estremamente marginale e si riduce quasi esclusivamente alla semplice presenza in quanto ingrediente negli alimenti, i problemi di fondo sono gli stessi: Contaminanti, stabilità, qualità organolettiche, taglia (esageratamente grande per la stragrande maggioranza degli organismi bersaglio).



A questi si somma il fatto che è una specie di acqua dolce e non colonizza assolutamente il sistema, al contrario di quanto viene spesso detto. 
Se si considerano invece le (rare) specie di acqua salata, la colonizzazione del sistema non è assolutamente auspicabile, gran parte creano pannicoli estremamente simili ai classici cianobatteri che conosciamo tutti.


Insomma, anche qui preferiamo dedicare la nostra attenzione a specie più innovative e promettenti.

 

È
 vero che il fito concentrato rimane vivo?


Dipende, esistono molte tecniche diverse per la concentrazione del fitoplancton.
Esistono alcune tecniche “mild”, che permettono di mantenere le cellule integre e vitali, senza danneggiarle.


Tra le tecniche di concentrazione meno aggressive possiamo citare la sedimentazione (la più naturale e delicata per le cellule, ma anche la più lunga e la meno efficiente), la flocculazione e la flottazione (purtroppo spesso flocculanti e flottanti sono prodotti chimici relativamente nocivi) ed infine l’ultrafiltrazione su membrana.


Purtroppo però la loro efficienza è estremamente ridotta e generalmente vengono predilette tecniche più adeguate ai bisogni industriali.


Al contrario centrifugazione, liofilizzazione e spray drying sono tecniche estremamente performanti e per questo selezionate dall’industria, ma nella stragrande maggioranza dei casi danneggiano irrimediabilmente le cellule rendendo il prodotto utile esclusivamente da un punto di vista alimentare.


Per tagliare corto e rispondere alla domanda senza bisogno di eccessive riflessioni: per verificare l’effettiva vitalità delle cellule di un qualsiasi concentrato è sufficiente rimetterle in coltura nelle corrette condizioni e verificarne la crescita.

Il dosaggio del fito puo essere automatizzato?


Anche qui dipende.


Nel caso dei prodotti concentrati in sospensione liquida, la tecnica di conservazione o i conservanti contenuti nella miscela bastano generalmente a mantenere il prodotto in uno stato di conservazione sufficiente, consigliamo comunque sempre di affidarsi a prodotti sviluppati per lo scopo.


Nel caso del fitoplancton vivo invece è molto più frequente che si verifichino contaminazioni della coltura e proliferazioni indesiderate all’interno dei tubi, sconsigliamo quindi di collegarlo direttamente al reattore.


In entrambi i casi il dosaggio può essere automatizzato, a patto di rispettare le buone norme igieniche sterilizzando regolarmente tubi e vessel, e di predisporre adeguati accorgimenti tecnici.


Possono ad esempio essere valutati l’uso di valvole e temporizzatori per il risciacquo del tubo, agitatori magnetici per mantenere le cellule in sospensione o piccoli sistemi refrigerati dedicati.




È vero che il fito non va tenuto in frigo?


No, il fitoplancton viene conservato in frigorifero proprio per mantenere le cellule vitali più a lungo. 
Questo metodo è comunemente usato sia in laboratorio sia per applicazioni pratiche, poiché rallenta i processi metabolici delle cellule, prolungandone la vitalità.


La conservazione a basse temperature (tipicamente tra 4 e 8 °C) è ideale per periodi di tempo medio-lunghi, generalmente fino a qualche mese, a seconda della specie di fitoplancton e delle condizioni specifiche di conservazione 





Mi hanno detto che anche in frigo non tiene piu di 2 o settimane.

È vero?

Abbiamo conservato colture madri in frigo per 6 mesi senza agitazione, una volta messe in coltura sono ripartite tutte senza nessun problema.


Con i dovuti accorgimenti possono essere conservate in regime di refrigerazione anche per periodi molto più lunghi.


Per il congelamento invece sono necessari agenti crioprotettivi (come il glicerolo o il dimetilsolfossido, DMSO) per proteggere le cellule durante il congelamento, contenitori adatti per il campione (ad esempio  crioviali), e azoto liquido per congelamento rapido e conservazione a temperature estremamente basse (-196 °C).

È importante ottimizzare la concentrazione dell'agente crioprotettivo e il tasso di raffreddamento per massimizzare la sopravvivenza delle cellule dopo il disgelo.


Non sono trattamenti che possono essere eseguiti senza l’ausilio di strumentazioni da laboratorio estremamente costose, di norma si tratta di un semplicissimo congelamento, che però non permette alle cellule di rimanere vitali.



Ho aperto il fito conservato in frigo e aveva un odore di zolfo. Devo buttarlo?


No, se tutte le cellule tornano in sospensione e non si osserva una grossa presenza di detrito, una variazione dell’odore del fitoplancton non è generalmente grave e non indica obbligatoriamente che la coltura sia da buttare.


Non tutte le microalghe possiedono un buon odore in coltura o conservate, diverse di loro sono anzi caratterizzate dalla presenza di odori che per alcuni possono risultare decisamente sgradevoli.

A seconda della specie, del tipo di coltura, dello stadio di crescita, degli additivi presenti e della modalità di conservazione, l’odore di una coltura può variare di parecchio.


Inoltre, la naturale e graduale degradazione di proteine animali e vegetali, provoca la produzione di piccole quantità di idrogeno solforato.


La nostra elevata sensibilità per la molecola e la soglia olfattiva estremamente bassa fa sì che possa essere percepito il caratteristico odore di zolfo, anche con la presenza di concentrazioni di gas bassissime ed assolutamente innocue.


Questo processo naturale non deve destare preoccupazioni, è il chiaro segno che la coltura è viva e che non sono stati utilizzati batteriostatici, conservanti o sostanze chimiche atte ad interrompere questi processi naturali.

Il mio fito ha un colore strano, come capire se è vivo?

Per capire se una coltura è ancora utilizzabile è sufficiente agitarla vigorosamente quindi metterla controluce:
 la coltura deve risultare pulita, non deve essere presente una quantità eccessiva di detriti e particelle solide, le cellule devono tornare tutte in sospensione e la coltura riprendere un bel colore intenso.


Le cellule devono rimanere in sospensione abbastanza a lungo, nonostante alcune specie tendano a depositarsi velocemente, si tratta sempre di qualche minuto.


Se dopo 5 minuti l’acqua è cristallina e le cellule sono tutte depositate sul fondo come agglomerati gelatinosi o polverosi, il prodotto ha perso la sua efficacia e può essere smaltito.


Nel caso di colture prodotte da aziende del settore, non fate assolutamente affidamento al colore, è un parametro troppo variabile per poterlo considerare come indice di vitalità di una coltura.


Le diverse specie possono possedere colorazioni diverse tra loro, ma possono essere osservate variazioni spettacolari anche all’interno della stessa specie.


A seconda delle condizioni e della tecnica di coltura, della densità delle cellule, dello stadio di sviluppo, dei tempi di sospensione, il colore di una stessa coltura può passare da un verde bottiglia, ad un giallo paglierino, ad un rosso intenso.


Diverso è il caso delle colture domestiche, dove ci è capitato spesso di vedere colture di Nanno giallo paglierino ed in evidente carenza di azoto vendute come T-ISO, o come “fitoplancton bianco” colture totalmente crashate in esplosione batterica.


Vi invito a verificare la bontà di affermazioni “strane” leggendo testi di divulgazione e confrontandosi con la community.

È possibile fare un sovradosaggio di fito?


No. È virtualmente impossibile.


Si tratta di un prodotto vivo e che si mantiene vitale una volta introdotto nel sistema.


Questo fa sì che non inquini come farebbe un concentrato e mantiene la sua attività finché non viene rimosso dalla schiumazione o trattenuto da un organismo filtratore.


Diverso è il caso di vasche appena allestite con materiali sintetici e sterilità assoluta, in quel caso, a meno che l’obiettivo non sia proprio avviare il sistema con la tecnica dell’acqua verde, è sconsigliabile inserire troppo fitoplancton in una volta sola.


Il sistema non ha ancora una popolazione sufficiente per consumarlo interamente e se si inserisce un ceppo particolarmente forte si rischia di avere un opacità persistente dell’acqua, simile ad una fioritura batterica
.

Nel caso si verifichi una fioritura di fitoplancton in vasca è sufficiente accendere per qualche giorno la lampada UV, dotazione che consigliamo caldamente di possedere ad ogni appassionato, in modo da poterla utilizzare all’occorrenza.


Anche una schiumazione bagnata può aiutare.




Skimmer acceso o spento? Meglio dosare di giorno o di notte?

Skimmer spento (anche per un’oretta se possibile).


Per il dosaggio si può somministrare allo spegnimento delle luci per privilegiare l'utilizzo in quanto alimento o all'accensione per agevolare l'esportazione dei nutrienti, la guerra chimica e la competizione con le altre alghe.




Si può dosare insieme agli altri prodotti? Quali no?

Non ci sono controindicazioni di dosaggio con nessuno dei nostri prodotti e può essere utilizzato come base nella preparazione delle miscele alimentari.


Sconsigliamo però di dosarlo insieme a flocculanti come il BEA Resolve, che ne ridurrebbero l’efficacia e la persistenza in sospensione.


In quel caso è preferibile attendere che il resolve abbia finito la sua azione e l’acqua sia tornata cristallina.




 

A cosa serve alternare il dosaggio dei vari ceppi?


I diversi ceppi di fito possiedono caratteristiche funzionali, metaboliche e nutrizionali diverse.


Variare il più possibile i ceppi inseriti aiuta tutto il sistema a più livelli: un elevata biodiversità garantisce una migliore efficacia nella competizione metabolica e nella guerra chimica, una maggiore varietà nella taglia delle cellule e quindi degli organismi che se ne alimenteranno, una maggiore sinergia tra le molecole bioattive introdotte.


Per quanto riguarda la somministrazione, i diversi prodotti possono essere somministrati sia a giorni alterni che contemporaneamente, miscelandoli.


Per quanto riguarda i dosaggi invece consigliamo sempre di regolarsi in base alla vasca: se vogliamo dosare più ceppi contemporaneamente, consigliamo di partire con il quantitativo totale relativo al dosaggio di un singolo ceppo, quindi aumentare gradualmente fino al dosaggio complessivo.


Se ad esempio in una vasca da 200 litri volessimo dosare green, synecho, black e red abbiamo due soluzioni, differenti a seconda del metabolismo del sistema.


  • In una vasca giovane o con un metabolismo lento doseremo 200 ml dei diversi ceppi alternandoli giornalmente o miscelando 50 ml di ognuno dei 4 ceppi
.
  • In una vasca con un metabolismo spinto potremo invece aumentare gradualmente il dosaggio dei diversi ceppi, fino al limite di assorbimento del sistema.




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