Il progetto AEQUILIBRIUM in breve
Quando abbiamo cominciato lo sviluppo del protocollo Aequilibrium (ormai da quasi 10 anni) avevamo in testa una missione ben precisa: sviluppare un consorzio microbico completo, efficace, innovativo, e che si basasse su studi scientifici solidi.
L’obiettivo delle nostre ricerche era di costruire la “micro-libreria” batterica perfetta per un acquario di barriera, quindi di sviluppare un consorzio che fosse in grado di smaltire tutti i nutrienti tipici presenti negli acquari di barriera, semplificando la gestione da parte degli appassionati e aiutandoli a risolvere i loro problemi.
Questo significava selezionare batteri marini utili, farli convivere in consorzi stabili, garantire che restassero vitali una volta condizionati e, soprattutto, si attivassero rapidamente in vasca.
Nel nostro settore persistono molte idee superate sui batteri, spesso basate su informazioni parziali, incoerenti o addirittura tendenziose.
Per spiegare e dimostrare le capacità delle nostre miscele batteriche, e sottolinearne l’enorme lavoro di ricerca e sviluppo che le sostiene, abbiamo deciso di sottoporre nuovamente ogni formulazione a un’analisi metagenomica, in collaborazione con i laboratori dell’Università di Ancona.
I campioni sono stati eseguiti attivando singolarmente il contenuto delle capsule in una quantità standard di acqua marina sintetica (ultrafiltrata e sterilizzata mediante autoclave a 121 °C).
Quindi sono stati messi in coltura in fotobioreattore condizionato in linea con i parametri chimico fisici tipici dei nostri sistemi (t°, pH, redOX, NPK, oligo…).
Questo ci ha permesso di censire con maggiore precisione, chi c’è dentro, in che quantità e con quale potenziale metabolico.
Lo scopo è condividere con la community uno scorcio più "scientifico e attento" dei nostri attivatori batterici.
Siamo felici di potervi offrire una visione più ampia dei processi metabolici "nascosti": ad oggi, nessun altro prodotto simile per reef-keeping è supportato da analisi, dati di sequenziamento e specifiche dei processi metabolici così dettagliate.
BEA AEQUILIBRIUM è una famiglia di prodotti davvero estremamente innovativa, e siamo davvero fieri di essere fra i primi al mondo a presentare un portafoglio multi-blend in cui ogni formulazione è fondata sull’adattamento al nostro settore, delle ultime innovazioni nell’ambito della microbiologia ambientale ed industriale.
Con AEQUILIBRIUM A-E-Z-PRO, abbiamo voluto sviluppare consorzi “ingegnerizzati” che imitano – per composizione e funzioni – la complessità microbica di un ecosistema marino.
Disegnata su funzioni ecologiche precise, con specie chiave estremamente particolari, sistemi di “backup team”, ed elevato spettro metabolico. Le nostre analisi NGS confermano > 40 taxa per prodotto, delle concentrazioni di 5x10 6 CFU capsula, capaci di smaltire una gamma enorme di nutrienti e inquinanti, e con una vitalità superiore al 95 % a 12 mesi;
Le premesse sono eccellenti, ma di cosa parliamo esattamente?
Quali taxa? Quali vie metaboliche? Quali nutrienti?
In questo piccolo focus cercheremo di darvi uno scorcio del nostro lavoro, della ragione delle nostre scelte e soprattutto delle capacità funzionali delle nostre miscele batteriche.
Ritratto ad alta definizione dei quattro blend
Qui di seguito ho cercato di trasmettervi in maniera estremamente semplificata, alcune delle principali specie batteriche sulle quali si basano le nostre formulazioni, ordinandole secondo la loro abbondanza percentuale all’interno delle diverse miscele.
Per ogni genere, viene accennata una delle vie metaboliche che ci ha spinto a selezionarla per quella particolare funzione.
Ogni miscela è stata sviluppata con un approccio sistemico di ingegneria microbica: un “Core Team” di ceppi selezionati per le funzioni metaboliche principali, affiancato da un “Backup Team” complementare in disparte, pronto a garantire stabilità e resilienza funzionale in caso di problemi.
AEQUILIBRIUM A – Autotrofi, avvio e stabilità
Lo scopo è “avviare il ciclo batterico e tenerlo stabile”: nel blend A convivono batteri che si spartiscono l’intero ciclo dell’azoto, colonizzano rapidamente rocce e biomedia, e frenano le oscillazioni di ammoniaca, nitriti e nitrati.
Il “via” lo dà Bacillus con le sue spore ultraresistenti: grazie al perfetto bilanciamento di nutrienti presente nella matrice organo-minerale, le spore germinano in poche ore e colonizzano la superficie di sabbia, rocce e substrati.
Queste inoltre rilasciano un primo getto di proteasi e amilasi che pre-digeriscono le micro-particelle organiche, evitando che generino NH₃ .
Subito accanto lavora Pseudoalteromonas, che secerne metaboliti antibiofilm e anti-Vibrio: queste molecole sterminano i primi patogeni opportunisti e lasciano le superfici pulite per i nitrificatori veri e propri .
Il grosso della “pulizia chimica” tocca però a Alteromonas, un copiotrofo marino armato di CAZymes e siderofori: spezza residui proteici e polisaccaridi in frammenti assimilabili e sottrae ferro alle alghe da start-up, rallentandone l’esplosione.
In background opera il backup team autotrofo.
Oceanospirillum ossida gli acidi organici volatili persino all’interno di biomedia e substrati con O2 ridotto, togliendo carburante agli spike di ammonio.
Le Rhodobacteraceae attaccano la prima tappa della nitrificazione e producono B₁₂ che aiuta i primi organismi bentonici appena inseriti.
Se il nitrito s’impunta, entra in scena il clade JGI_0000069-P22: ha geni per nirK/norB e ossidasi che trasformano NO₂⁻ in NO₃⁻ e smorzano i picchi ossidativi.
Ancora più nelle retrovie, ma prezioso, il gruppo SAR324/NB1-j fissa CO₂ e chiude anelli sulfo-autotrofi nelle zone anossiche del filtro, mentre un velo di Synechocystis fotosintetizza sulla superficie della sabbia e delle rocce, rilasciando O₂ e tamponando il pH.
Risultato in vasca: l’ammoniaca resta sotto soglia, il nitrito ha un picco più breve e il nitrato si stabilizza senza un dosaggio di carbonio aggressivo; le rocce si popolano di biofilm utili, le alghe di start-up faticano a prendere piede e il ciclo dell’azoto gira fluido già dopo le prime settimane.
In breve:
CORE TEAM – avvio nitrificazione
- Bacillus– spore + proteasi/amilasi, partenza immediata del biofiltro
- Pseudoalteromonas– antibiofilm, frena Vibrio patogeni e opportunisti
- Alteromonas– CAZymes, siderofori, “aspirapolvere” DOC
BACKUP TEAM – rete di sicurezza azoto
- Oceanospirillum – β-ossida acidi organici anche a O₂ basso
- Rhodobacteraceae– step iniziale nitrificazione + vit. B₁₂
- JGI_0000069-P22– nitrito-ossidasi + detox ROS
- SAR324/NB1-j– autotrofo solfo-ossidante/fissazione CO₂
- Synechocystis– foto-O₂, tampone pH

AEQUILIBRIUM E – Eterotrofi, organico e nutrienti
L’obiettivo è “smaltire qualunque nutriente sia in vasca”: al suo interno convivono batteri capaci di attaccare praticamente ogni categoria di composto organico che un reef domestico possa accumulare — dalle proteine del cibo non consumato ai lipidi del plancton, dai polisaccaridi viscidi del muco corallino fino ai micro-idrocarburi liberi nell’acqua di mare.
Il lavoro di demolizione inizia con Alteromonas.
Questo copiotrofo porta con sé batterie di CAZymes (enzimi glicoso-idrolasi, pectinasi, alginasi) e un set di proteasi extracellulari che “sfilacciano” i detriti complessi in catene più corte; in parallelo secerne siderofori che sottraggono ferro alle alghe opportuniste, rendendo l’acqua meno favorevole ai bloom indesiderati.
Sui lipidi interviene invece Oleibacter: un vero specialista della β-ossidazione di acidi grassi e micro-idrocarburi.
Grazie ad enzimi come l’alkane-monoossigenasi e lipasi termostabili spezza la “pellicola” oleosa che spesso si forma in sump e skimmer quando l’alimentazione è abbondante.
La scena proteica e anti-biofilm è condivisa con Pseudoalteromonas, i cui metaboliti bromurati non solo disgregano matrici viscose ma tengono sotto pressione patogeni quali Vibrio. Queste molecole abbassano anche la tensione superficiale, facilitando la flocculazione dei colloidi organici che poi lo schiumatoio può esportare.
Sul fronte “tuttofare” invece spicca il clade emergente JGI_0000069-P22: analisi genomiche rivelano dozzine di pathway per la detossificazione di ROS, l’ossidazione di composti solforati e la degradazione di ammine e DMSP rilasciati da coralli e macroalghe.
In pratica funge da ammortizzatore chimico quando il carico organico sale o il sistema entra in stress ossidativo.
A sostenere la catena trofica arrivano poi:
- Oceanospirillum che completa la β-ossidazione di acidi organici volatili anche a ossigeno basso
- Bacillus che, una volta germinate le spore, libera un cocktail di proteasi e amilasi e floccula il particellato organico: un turbo naturale per lo skimmer.
- Taxa “minori” di Flavobacteriaceae, Marinobacter, Alcanivorax e co., pronte a rifinire aromi, aldeidi e frammenti di polisaccaride refrattario che sfuggono ai “big player”.
Il risultato di questa task-force eterotrofa è visibile in vasca: l’acqua si mantiene limpida con meno schiuma “gialla”, il PO₄³⁻ cala indirettamente perché il fosforo viene inglobato nella biomassa batterica (poi eliminata dallo skimmer) e gli odori da materia organica stagnante scompaiono.
AEQUILIBRIUM E non è un semplice probiotico ma un vero “digestore liquido” che trasforma — o esporta — qualunque residuo organico prima che diventi carburante per alghe e cianobatteri.
In breve:
CORE TEAM – degrada e metabolizza ogni residuo organico
- JGI_0000069-P22– numerose vie metaboliche N & S, detox ROS
- Alteromonas– enzimi polisaccaridasi/proteasi, taglia DOC complesso
- Pseudoalteromonas– antibiofilm, coagulante colloidi, potenziamento schiumazione
- Oleibacter– β-ossida lipidi e micro-idrocarburi, riduzione patine oleose
- Bacillus– enzimi extracellulari, assorbimento organico, metabolismo assimilativo
BACKUP TEAM – rifinitura nutrienti
- Oceanospirillum– chiude acidi organici volatili, stabilizza ORP
- Flavobacteriaceae– idrolasi mucillagini coralline e biofilm
- Marinobacter + Alcanivorax– ossidano aromatici/oli/idrocarburi
AEQUILIBRIUM Z – Enzimi, biofilm breaker
L’obiettivo ultimo del blend Z è invece: «sciogliere mucillagini e agglomerati gelatinosi». Questa miscela entra in scena quando pompe, tecnica, tubazioni e rocce si ricoprono dello “slime” che soffoca i coralli dopo stress termici, spostamenti o lunghi periodi di trascuratezza.
Il lavoro comincia con Pseudoalteromonas.
Ne abbiamo parlato più volte, ma qui la sua presenza è record: le polisaccaridasi che produce “tagliano” alginati e laminarine, mentre i metaboliti bromurati sterminano Vibrio e altri abitanti indesiderati prima che possano ricostruire il biofilm.
Subito dopo agisce Bacillus: come già visto nei blend A ed E, le sue spore germinano in poche ore; in AEQUILIBRIUM Z ci interessano soprattutto le lipasi, proteasi e DNasi che liquefano la matrice gelatinosa trasformandola in fiocchi facili da esportare con lo skimmer.
Quando la “patina gelatinosa” inizia a sfaldarsi, entra in gioco il backup team.
Il clade JGI 0000069-P22— già ampiamente descritto in E e P — neutralizza i radicali ossigenati sprigionati dalla lisi dello slime, evitando stress ossidativo agli invertebrati. A catturare i fosfati rilasciati durante il processo ci pensa invece Cobetia: chela immediatamente il nutriente e secerne un sottile strato di EPS (esopolisaccaridi “scivolosi”) che non offre presa alle mucillagini. Serve poi uno “sgrassatore biologico”: è il ruolo di Pseudomonas, i cui biosurfattanti abbassano la tensione superficiale staccando gli ultimi fiocchi gelatinosi. Mentre Ruegeria (già protagonista del blend PRO) invia segnali quorum-quenching che “zittiscono” i batteri filamentosi e formatori di biofilm spessi, il tutto arricchendo l’acqua di vitamina B₁₂ per rinvigorire i coralli stressati. Chiude la scena Oceanospirillum: come abbiamo già spiegato in A ed E, completa la β-ossidazione dei lipidi liberati durante la lisi degli agglomerati, mantiene alto l’ORP e lascia l’acqua visivamente più cristallina.
Che cosa si vede in vasca? Una volta applicata una prima rimozione meccanica, le mucillagini residue vengono digerite nel giro di 48–72 ore, il potenziale redox si alza e i fosfati restano inchiodati, perché intrappolati nella biomassa batterica che lo schiumatoio elimina. Dopo qualche settimana si può facilmente notare che le superfici rimangono pulite e poco attraenti per cianobatteri e alghe filamentose: è il segnale che Z non solo ha “sgrassato”, ma ha anche messo in sicurezza la vasca contro nuove colonizzazioni.
In breve:
CORE TEAM – scioglie agglomerati batterici e contrasta le mucillagini gelatinose
- Pseudoalteromonas– enzimi polisaccaridasi + bromofenoli antibiofilm
- Bacillus – lipasi/proteasi ad ampio spettro
BACKUP TEAM – finitura e prevenzione ricrescite
- JGI_0000069-P22 – ossidasi/perossidasi anti-ROS
- Cobetia – chela PO₄, deposita EPS protettivi
- Pseudomonas – biosurfattanti che staccano le mucillagini dai substrati
- Ruegeria – quorum-quenching + vit. B₁₂, difesa da patogeni e opportunisti
- Oceanospirillum – elimina lipidi post-lisi, degrada residui agglomerati
AEQUILIBRIUM PRO – Bilanciamento e boost del microbioma
La parola d’ordine è “mantenere l’equilibrio e reagire agli imprevisti”: il blend PRO riunisce batteri che stabilizzano i parametri, ricuciono le falle del microbioma dopo momenti di stress del sistema o trattamenti con biocidi e forniscono micronutrienti preziosi ai coralli.
I principali protagonisti qui sono essenzialmente tre, come primo dei “big player” troviamo nuovamente i nostri JGI 0000069-P22.
Come abbiamo già spiegato per il blend E, questo clade emergente possiede vie genomiche che detossificano i radicali ossigenati e ossidano composti solforati.
Accanto lavora Ruegeria, simbionte dei coralli capace di produrre vitamina B₁₂, antiossidanti e segnali quorum-quenching: questi messaggi molecolari smorzano sul nascere i bloom di patogeni quali Vibrio.
In più, Ruegeria metabolizza il DMSP che gli animali rilasciano in situazioni di stress, aiutando a mantenere l’equilibrio del sistema.
Chiude il triangolo Halomonas, un batterio osmotollerante e molto robusto.
I suoi enzimi denitrasi riducono i nitrati senza bisogno di dosaggi di carbonio aggressivi, rendendo la gestione quotidiana decisamente “low-maintenance”.
Nei momenti critici invece, interviene la squadra di supporto del Backup team.
Oceanospirillum — già descritto nei blend A ed E — completa la β-ossidazione degli acidi organici volatili e aiuta a tenere alto l’ORP quando il dosaggio di PRO libera nutrienti inorganici.
Pseudoalteromonas, di cui abbiamo parlato in dettaglio nei blend A/E/Z, secerne metaboliti bromurati che impediscono a biofilm e cianobatteri di rioccupare le superfici appena ripulite.
C’è poi una micro-corte di specialisti: Actinomarinales e Ilumatobacter che rifiniscono i polisaccaridi algali più refrattari; Bdellovibrio/OM27 pattugliano la vasca predando i Gram-negativi residui; infine le Desulfobacteraceae riducono i solfati e detossificano eventuale H₂S che si forma nei letti sabbiosi profondi e in eventuali zone anossiche.
Ma quindi in vasca, che cosa si vede?
Grazie a questa regia microbica:
- i nutrienti restano stabili e bassi, senza impennate di nitrati o fosfati nei momenti di carico;
- il microbioma si ricompone in fretta dopo antibiotici, blackout o altri stress sistemici;
- i coralli ricevono un flusso costante di vitamine e antiossidanti contrastando la presenza di eventuali patogeni e opportunisti;
- biofilm e cianobatteri faticano a riemergere, perché le superfici restano “sorvegliate” da Pseudoalteromonas e dai predatori microbici.
In altre parole, quando AEQUILIBRIUM A ha già acceso e stabilizzato il “biofiltro”, AEQUILIBRIUM E ha ripulito la colonna d’acqua e AEQUILIBRIUM Z ha ripulito rocce e superfici, AEQUILIBRIUM PRO mantiene giorno per giorno la “forma” della squadra batterica e impedisce che un singolo sbalzo rimetta tutto in gioco.
In breve:
CORE TEAM – equilibrio a lungo termine
- JGI_0000069-P22 – “air-bag” chimico, numerose vie metaboliche, biofilm marini maturi
- Ruegeria – vitamina B₁₂ + quorum quenching, difesa dai patogeni
- Halomonas – denitrasi salino-tollerante
BACKUP TEAM – sorveglianza e bilanciamento
- Oceanospirillum – β-ossidazione residui anche con O2 basso, stabilizza ORP
- Pseudoalteromonas – antibiofilm, mantiene superfici pulite
- Actinomarinales + Ilumatobacter – degradano fibre e residui algali
- Bdellovibrio/OM27 – predatori di Gram-negativi, lotta ai patogeni
- Desulfobacteraceae – riduzione solfati/H₂S, detossificazione substrati anossici
I taxa ”minori”, uno scorcio della ricetta segreta
Come abbiamo visto fin’ora, le tabelle di sequenziamento mostrano che, oltre al Core e al Backup Team, ogni blend custodisce un’“avanguardia silenziosa” di specie che, prese singolarmente, non superano l’1–2 % del totale ma, sommate, raggiungono dal 15 al 22 % della biomassa e contribuiscono a circa un terzo dei geni funzionali esclusivi dell’intero consorzio.
Nei campioni A, E, P e Z questi microrganismi spingono l’indice di Shannon da 2,5 ± 0,1 (senza di loro) a 3,4 ± 0,1, avvicinando la complessità del prodotto a quella di un reef maturo.
Taxa minori in AEQUILIBRIUM A – Una cintura di “rifinitori”
Nel campione A le analisi metagenomiche portano alla luce Actinomarinales, Aminicenantales, Haliangium, Halioglobus, e il gruppo predatore Peredibacter.
Actinomarinales e Aminicenantales completano la demolizione di polisaccaridi insolubili, mentre Haliangium e Halioglobus stendono biofilm sottilissimi di EPS che tengono lontani cianobatteri.
Peredibacter invece mantiene sotto controllo le cellule senescenti di Gramnegativi.
L’insieme di queste funzioni spiega perché, a parità di carico organico, il blend A mostri tempi di ossidazione dell’ammoniaca più brevi rispetto a un consorzio privo di questa “cintura di rifinitori”.
Taxa minori in AEQUILIBRIUM E – Microlaboratori di ossidoriduzione
Nel blend E compaiono Cobetia, Saccharospirillum, ancora Actinomarinales e Peredibacter, ma soprattutto piccole quote di Photobacterium ricche di luciferasi e di enzimi flavindipendenti.
Cobetia chela fosfati liberi durante i picchi di lisi organica; Saccharospirillum ossida acidi grassi volatili in condizione di O₂ limite; Photobacterium, grazie alla sua catena respiratoria “lucedipendente”, drena ROS quando l’acquario è irradiato a pieno spettro.
Il risultato è un sistema che regge meglio gli sbalzi di redox postalimentazione e che, secondo i test di laboratorio, recupera l’ORP iniziale in media 20 % più in fretta rispetto a miscele che non includono queste nicchie metaboliche.
Taxa minori in AEQUILIBRIUM Z – Gli ultimi demolitori dello “slime”
Nella miscela Z l’azione antimuco di Pseudoalteromonas e Bacillus è amplificata da minoranze strategiche: Cobetia che sequestra i fosfati liberati dalla lisi delle mucillagini; Pseudomonas che produce rhamnolipidi naturali abbassando la tensione superficiale; Halioglobus, Cyclobacteriaceae e tracce di Desulfobacteraceae che assorbono solfati e frammenti aromatici residui.
Dopo il trattamento il biofilm non trova più nutrienti pronti e, misurato a 72 h, il TOC risulta inferiore del 25 % rispetto a controlli senza questa “finishing crew”.
Taxa minori in AEQUILIBRIUM PRO – Equilibrio tra predazione e sintesi vitaminica
Il blend PRO ospita una piccola ma significativa popolazione di Anaerobacillus, Bdellovibrio/OM27, Ilumatobacter e Gracilibacteria.
Anaerobacillus riduce nitrati senza accumulare N₂O, agendo da “valvola di sfogo” quando l’apporto di carbonio organico cala.
Bdellovibrio è il predatore che falcia accumuli sporadici di Vibrio in meno di 24 h, mentre Ilumatobacter e Gracilibacteria rilasciano biotina, tocoferoli e cofattori rari che aiutano i coralli a cicatrizzare dopo piccoli stress meccanici.
La presenza combinata di questi taxa spiega la rapidità con cui il blend PRO ricompone il microbioma dopo terapie antibiotiche: la diversità funzionale “profonda” non viene mai persa del tutto e i ceppi dominanti possono riallacciarsi a una rete ecologica già in piedi.
Effetto complessivo sulla biodiversità
Le specie “minori” aumentano non solo il numero totale di taxa e di conseguenza l’indice Shannon di biodiversità microbica, ma soprattutto portano circa 140 pathway KEGG aggiuntivi centrati su sintesi vitaminiche, detox di ROS, βossidazione di PAH e riduzione di ossidi di zolfo e azoto.
Nei nostri test in impianti pilota questo si traduce in:
- stabilità di pH e ORP più rapida dopo sbalzi di carico;
- minor necessità di carbondosing perché le denitrasi minori lavorano “in ombra”;
- superficie di rocce e sabbia che rimane pulita, con biofilm sottile ma funzionale, poco appetibile per cianobatteri e alghe filamentose.
In conclusione
Se i ceppi principali sono il motore e i backup la carrozzeria, i taxa minori sono il firmware che ottimizza consumi, garantisce ridondanza e proietta il consorzio nel lungo periodo.
Le sequenze ottenute dalle ultime analisi e le relazioni stilate, non solo convalidano l’intuizione avuta sette anni fa, ma ci permettono di consegnare alla community reefkeeping un profilo metagenomico tra i più completi oggi disponibili, dove perfino il contenuto apparentemente trascurabile di un Rugeria o di un Oceanospirillum, fa la differenza tra un buon prodotto all-in-one “classico” e la profondità tecnica e funzionale del nostro PROTOCOLLO AEQUILIBRIUM.
Ok ce l’abbiamo fatta. Ho cercato di renderlo quanto più comprensibile possibile, spero di esserci riuscito stavolta.
Chiedo scusa ai tecnici avanzati ma per renderlo umanamente leggibile ho dovuto fare
tagli e semplificazioni.
Vi metto nuovamente un poco di bibliografia aggiornata, che ci stà come il basilico sulla salsa al pomodoro, e si prepara il prossimo.
Spoiler bonus: Stiamo potenziando già da un annetto il bioboost… Se questo vi è sembrato interessante, aspettate di vedere gli sviluppi delle sue declinazioni, vi assicuro che c’è da sognare.
Buon reefing a tutti!
- Leroy G. et al. (2025) “Pseudoalteromonas Strains as Biofilm Control Agents in Ostrea edulis Aquaculture: Reducing Biofilm Biovolume While Preserving Microbial Diversity.” Microorganisms 13 (2): 363. https://doi.org/10.3390/microorganisms13020363
- Omar A.A. et al. (2024) “Effects of the Putative Probiotics Bacillus licheniformis, B. pumilus and B. subtilis on White-Leg Shrimp, Immune Response, Gut Histology, Water Quality, and Growth Performance.” Open Veterinary Journal 14 (1): 144-153. https://doi.org/10.5455/OVJ.2024.v14.i1.13
- Chen Q. et al. (2024) “Bottom-Up and Top-Down Controls on Alteromonas macleodii Lead to Different Dissolved Organic Matter Compositions.” ISME Communications 4 (1): ycae010. https://doi.org/10.1093/ismeco/ycae010
- Liu Y. et al. (2024) “Symbiodiniaceae and Ruegeria sp. Co-Cultivation to Enhance Nutrient Exchanges in Coral Holobiont.” Microorganisms 12 (6): 1217. https://doi.org/10.3390/microorganisms12061217
- Chen L. et al. (2024) “Low-Voltage Stimulated Denitrification Performance of High-Salinity Wastewater Using Halotolerant Microorganisms.” Bioresource Technology 401: 130688. https://doi.org/10.1016/j.biortech.2024.130688
- Balabanova L. et al. (2024) “LPS-Dephosphorylating Cobetia amphilecti Alkaline Phosphatase of the PhoA Family Divergent from the Multiple Homologues of Cobetia spp.” Microorganisms 12 (3): 631. https://doi.org/10.3390/microorganisms12030631
- Vázquez Rosas Landa M. et al. (2023) “Exploring Novel Alkane-Degradation Pathways in Uncultured Bacteria from the North Atlantic Ocean.” mSystems 8 (5): e00619-23. https://doi.org/10.1128/msystems.00619-23
- Tyson J. et al. (2024) “Prey Killing Without Invasion by Bdellovibrio bacteriovorus Defective for a MIDAS-Family Adhesin.” Nature Communications 15: 3078. https://doi.org/10.1038/s41467-024-47412-3
- Malfertheiner L. et al. (2022) “Phylogeny and Metabolic Potential of the Candidate Phylum SAR324.” Biology 11 (4): 599.